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Gli educatori sanno bene di che si parla quando si afferma che non esiste educazione senza stabilire una relazione tra educatori e apprendenti. Questo è vero al di là di ogni forma e di ogni contenuto di apprendimento. Sostenere che educare solo ai contenuti nel 21 secolo, dove la maggior parte dell’informazione è a portata di click, sembra un pensiero retrogrado che ancora, tuttavia, molti educatori sostengono.

Studi sociologici sempre più accurati e condivisi dagli esperti suggeriscono che è oggi arrivato il momento di espandere il modo che abbiamo di imparare e in un certo senso di riportarlo a una dimensione essenziale dell’essere umano che anche nella società dell’informazione è ancora insostituibile e nessuna interazione con una macchina potrà darci, ovvero, la socialità!

Ed è proprio nell’analisi proposta da questi studi dell’universo di socialità creato nelle dinamiche di gioco dei GdR che gli esperti ritrovano in maniera crescente una fonte di valore educativo. Ma, al contrario di quanto ci potremmo attendere, ciò è vero non solo per i giovani che apprendono a stare insieme agli altri in fase adolescenziale, ma a tutte le età. Non solo, ma sembra che i GdR siano in grado scardinare problemi di socialità anche in chi cresce isolato dai compagni della stessa età ed in malattie che compromettono gravemente la capacità di socializzare come per quanto avviene ad esempio nell’autismo. Perché allora i GdR sembrano essere tanto educativi? E si può dire che “servano” per socializzare a tutte le età?

La scuola maestra di vita. Ma a volte che noia!

Uno degli aspetti più sottovalutati e ignorati nella scuola di stampo tradizionale è l’importanza che viene attribuita alla dimensione ludica dell’apprendimento. In una parola, al gioco. Ora dopo ora soprattutto passando da un grado d’istruzione inferiore a uno superiore quest’aspetto gioca un ruolo sempre minore nella formazione delle nuove generazioni. Almeno alle elementari esiste ancora la ricreazione, dove i bambini sono davvero liberi di rapportarsi e di creare dinamiche di socialità totalmente spontanee, ma tutto questo già dalla scuola media si sposta al di là delle mura scolastiche. Perciò, c’è da chiedersi: è davvero così strano i ragazzi sono sempre meno in grado di socializzare?

Per i più attempati, purtroppo, i giochi di ruolo sono un pericolo per l’equilibrio psicologico dei più giovani, poiché comprometterebbero la capacità di distinguere tra gioco e vita reale, sostituendo alle relazioni concrete quelle illusorie dei GdR. Al contrario, sempre più studi sembrano confermare che giochi di ruolo sono una forma di difesa contro i sempre maggiori problemi di socializzazione a cui sono esposti ragazzi in età evolutiva ma anche gli adulti a causa di una sempre minore possibilità di socializzazione de visu, sostituita molto spesso dal surrogato dei social media e della comunicazione a distanza. In questo contesto sociale di scambi prevalentemente digitali I giochi di ruolo soprattutto quelli da tavolo sono ancora un’esperienza da vivere faccia a faccia.

L’educazione fatta con i giochi di ruolo. Quali vantaggi?

Innanzitutto, l’immaginazione. Come ben sanno i giocatori di uno dei più famosi e longevi GdR, come Dungeons & Dragons, il narratore crea un canovaccio inventando delle trame che poi potranno essere prenderanno vita durante lo svolgimento del gioco. Dal viaggio, agli scontri, alle sfide per risolvere problemi si creano con la sola immaginazione una quantità di situazioni e problemi che possono essere risolti solo con la mediazione del linguaggio, sia con gli altri giocatori, che con il narratore. Una grande potenzialità quindi di sviluppare nei giovani e meno giovani giocatori capacità comunicative e doti relazionali. Non solo, ma anche di gestire eventuali conflitti in cui si incorre quando i giocatori sono chiamati a decidere insieme la progressione del gioco stesso. Nell’ambiente educativo in particolare i GdR almeno i seguenti tre vantaggi:

  • Incoraggiano l’autoregolamentazione e il rispetto delle regole (questo al pari di altri giochi in cui viene richiesto di seguire un regolamento per il successo dell’evento sociale in sé);
  • Permettono a chi educa di assumere un ruolo diverso nel gruppo (il GM può essere più o meno presente nell’indirizzare le scelte e le interazioni trai personaggi);
  • Creano degli eventi di gruppo che consentono differenti tipi di interazioni per la soluzione di conflitti o la scelta di strategie condivise (solitamente questo non avviene nella tradizionale didattica frontale)

Perché proprio i GdR da tavolo?

Non tutti i giochi di ruolo sono stati creati uguali. A partire dalla loro nascita, negli anni Settanta per la precisione, i GdR hanno assunto una miriade di forme diverse e non tutti sembrano avere gli stessi aspetti benefici per la formazione dell’individuo. Esistono ad esempio i GdR gestiti da un software, come il Signore degli Anelli – viaggi nella terra di mezzo; i MMRPG (Massively Multilpayer Role Playing Game), come Eve online; i GdR dal vivo dove la realtà diventa il setting del gioco e i giocatori indossano i costumi dei personaggi interpretati. Ma tra tutti, i giochi di ruolo da tavolo sembrano essere i più flessibili e adatti all’educazione. I vantaggi sono certamente la facilità di allestimento dei setting, la flessibilità, la quantità di varianti che è possibile introdurre adattando ruoli e personaggi alle più svariate situazioni educative liberando l’immaginazione di giocatori e insegnanti. E, non per l’ultimo, l’utilità che possono avere nello stimolare la socialità sia nei ragazzi ma anche in adulti e anziani come dimostrato dal loro sempre maggiore impiego anche nel recupero delle abilità di socializzazione in autismo e demenza.